Gli scavi presso la grotta “Mora Cavorso” a Jenne

By febbraio 16, 2019Territorio

Gli scavi presso la grotta Mora Cavorso a Jenne  hanno permesso il recupero dei resti antropici giacenti nelle due distinte cavità interne, definite per la loro posizione stratigrafica rispettivamente sala superiore e sala inferiore.
Per predisporre al meglio il futuro programma di indagine estensiva nella grotta si è deciso di eseguire alcuni saggi di limitate dimensioni allo scopo di indagare le potenzialità del deposito archeologico presente.

I recuperi nelle sale interne.
Nella sala inferiore è stato portato a termine il recupero completo dei reperti antropici del livello datato al Neolitico antico, iniziato nella prima campagna di scavo. Sono stati recuperati più di un centinaio di reperti osteologici riferibili a circa 21 individui, di cui 12 adulti e 9 bambini.

I reperti giacevano caoticamente ammassati su tutta la superficie dell’anfratto per uno spessore di circa 30 cm; unitamente èè stato recuperato anche vario materiale archeologico consistente in 11 elementi di collana di conchiglia, un vasetto ceramico frammentario non decorato e due lamelle di selce.
Asportati i reperti, si è messo in luce il piano di appoggio degli stessi, costituito da una crosta stalagmitica, dello spessore variabile di cm 5 -10, sotto il quale è stato individuato un ulteriore livello, ricco di ossa di cervo.
La presenza, nel livello inferiore, di chiazze e frustoli carboniosi sui reperti faunistici è un equivocabile indizio di una frequentazione umana precedente alla pratica funeraria neolitica, non collocabile però in un preciso orizzonte culturale.

La grotta “Mora di Cavorso” si apre lungo l’alta valle dell’Aniene presso la località “Lescuso” nel territorio del comune di Jenne all’interno dell’area soggetta al Parco Naturale dei Monti Simbruini ed è riportata nella nuova carta IGM (serie 25, foglio 376, sezione II –Fiuggi) con coordinate UTM (ED50) 33T UG(03)48570(46)380101 ad una quota di m 715 s.l.m. (fig. 1).La grotta si articola in un’ampia sala  iniziale aperta direttamente sull’impervia scarpata del ver-sante destro della valle dell’Aniene, preceduta all’esterno da un sentiero, in parte obliterato, che probabilmente si dirige a mezza costa verso la non lontana Jenne. La sala esterna o ante grotta, di dimensioni abbastanza ampie, è in parte chiusa verso valle da un muro a secco formato da blocchi calcarei di medie-grandi dimensioni, residuo di un utilizzo funzionale in un recente passato, lega-to all’attività pastorale. La volta all’entrata è ampia e si abbassa gradualmente fino al fondo della sala. Nella parte centrale è interessata da varie aperture di “camini” naturali che a più riprese hanno provocato un’immissione di detrito di versante e concrezionamenti prodotti dall’attività idrica. Sul fondo, in posizione leggermente sfalsata, si apre un diverticolo che immette in un complesso di strettoie e camere, interessato da un’accentuata attività carsica, come denotano le numerose concrezioni stalagmitiche a colonna presenti. Alla fine del condotto si aprono due sale dove è stato rinvenuto numeroso materiale antro-pico e archeologico.

Scoperta e ricerche
La grotta è stata inserita recentemente nella carta IGM(vedi sopra), mentre non risulta segnalata nella precedente tavoletta IGM(serie M891 – Affile– 151 IV sud-est). La scoperta del complesso delle cavità interne si deve alle ricerche condotte dallo Shaka Zulu Club Subiaco nell’ambito dello studio speleologico sulle grotte della valle dell’Aniene, quando, nel gennaio del 2001, spostando un accumulo concrezionato di clasti di grandi dimensioni nel fondo della grotta è stato stappato un diverticolo obliterato da tempo. Il condotto articolato in strettoie e corridoi bassi terminava, dopo circa m25, in una serie di sale di modeste dimensioni due delle quali presentavano al momento della scoperta abbondante materiale antropologico e archeologico sparpagliato sul terreno e in parte inglobato nelle concrezioni superficiali. Di seguito è stato comunicato il rinvenimento alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio, che nel 2005 ha organizzato un primo sopralluogo, al seguito del quale si è deciso, in collaborazione con l’Insegnamento di Archeologia Preistorica dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” , un primo recupero del deposito interno effettuato nel giugno 2006. L’indagine è stata reiterata anche nel mese di luglio2007 e a più riprese nell’autunno-inverno 2007. Lo scavo del deposito interno non è stato ancora ultimato e si prevede di riprendere l’attività al più presto, cercando di allargare le indagini, ad una picco-la porzione dell’ante grotta allo scopo di individua-re lembi di deposito preistorico rimanenti, come evidenziato dalle prime osservazioni di superficie e dal record faunistico ivi recuperato (vedi infra,I reperti faunistici).

La grotta
La grotta si apre nelle formazioni delle Calcilutiti del Coniaciano-Campaniano (Cretacico Superiore– formazione 38/C 9-11) e si articola in una sala iniziale o ante grotta al fondo della quale si apre un diverticolo impervio. L’antegrotta consiste in un ampio camerone largo circa m 8 e lungo m 17; l’altezza all’apertura verso la valle dell’Aniene è di m 4per diminuire verso l’interno in maniera piuttosto brusca a circa metà della sala fino a raggiungere l’altezza di meno di un metro al fondo. Nella parte interna della sala insistono una serie di stalattiti, alcune delle quali, pur non essendo spezzate, non raggiungono la base del deposito attuale, a testimonianza che la dinamica di formazione ha portato adepauperamenti ciclici del deposito, dividendo l’ambiente in due parti distinte. La superficie dell’antegrotta si presenta per la prima metà con andamento grossomodo sub-orizzontale con lieve pendenza verso l’entrata, per farsi sub-pianeggiante verso il fondo. Il deposito si presenta con terreno assai sciolto, pulvirolento che copre non del tutto grossi clasti, probabili residui di crolli della volta.Nella seconda metà dell’ambiente, verso il fondo, in concomitanza delle stalattiti sopracitate il deposito si fa più compatto, concrezionato a chiazze di matrice più argillosa di colore bruno scuro, con presenza in superficie di aree cinerose e frustoli carboniosi. Sempre superficialmente e solo in questa zona sono stati rinvenuti frammenti di ceramica in impasto non tornita. Le ricognizioni superficiali effettuate nella sala hanno permesso di recuperare abbondante fauna sia recente che fossile di notevole interesse.

Ricerche e atti

  1. Origini della complessità sociale – Sviluppo dei sistemi prato-urbani e nascita delle città; (ANALISI GENETICA DI COMUNITA’ MONTANE IN AREE ISOLATE DEL CENTRO ITALIA TRA PREISTORIA E STORIA).
  2. Lazio e Sabina – Estratto da: Atti del Convegno: Ottavo Incontro di studi sul Lazio e la Sabina.
  3. Atti del 6° Convegno Nazionale di Archeozoologia (Nota preliminare sulla fauna del Neolitico antico di Grotta Mora Cavorso (JENNE, Lazio)
  4. Identification of ancient Olea europea L. and Cornus mas L. seeds by DNA barcoding.