JENNE 15 NOV 2024 – L’ottava sezione civile della Corte di Appello di Roma ha emesso definitiva sentenza (la n. 2409/2024) inerente la causa civile intentata da Vodafone Italia S.p.a. nei confronti del comune di Jenne. La vicenda trae origine da un contratto di locazione sottoscritto dalla medesima società di telefonia con il comune di Jenne. L’ente locale, in virtù di regolare contratto privatistico di locazione, ebbe a concedere alla società una porzione di terreno per l’importo a base di canone annuo stabilito illo tempore in Euro 13.000,00.
Detto immobile è stato, (e lo è tutt’ora) utilizzato per il posizionamento di un impianto di ripetizione del segnale per la telefonia da parte della società. Che ebbe ad intentare detta causa civile evidenziando il non luogo a procedere per la somma stabilita in contratto, in vece di una disposizione legislativa che forfettariamente stabiliva in euro 700 il canone da versare per la fornitura di determinati servizi di interesse pubblico.
La Società di telefonia in resistenza a sentenza di primo grado emessa in favore del comune di Jenne, ebbe a presentare appello nel 2019. La vicenda seguita dal legale avv. Roberto Silti all’uopo incaricato dall’amministrazione comunale, si è conclusa con un recente dispositivo di sentenza con il quale la corte d’Appello ha rigettato definitivamente l’opposizione proposta da Vodafone Italia Spa.
Le spese legali saranno ora a carico della società di telefonia resistente. “Le motivazioni della decisione degli organi di giudizio hanno fatto riferimento – spiega il sindaco Giorgio Pacchiarotti – alla validità del contratto ab origine di locazione sottoscritto, tuttora vigente, nel quale era disciplinato il rapporto di locazione a livello privatistico, e quindi non ricadente nella fruibilità delle agevolazioni di specifiche leggi normative che regolano l’erogazione di servizi pubblici. Avendo il nostro comune concesso in regolare locazione la porzione di terreno, ne ha sempre rivendicato l’ottenimento del corrispettivo dovuto, ed ora la vicenda si è conclusa definitivamente in quanto insussistente la possibilità di ricorrere ai gradi di cassazione”.
Nel frattempo la società ha ceduto un ramo d’azienda, quindi attualmente la locazione è detenuta da una subentrante. In ogni caso del totale dovuto (160.000,00 euro) 60 sono state già versate per canoni maturati e non versati nel corso degli anni, ed ora restano da versare circa 110 mila euro. L’ente, oltre ai canoni concordati ha richiesto ovviamente gli interessi maturati per i mancati introiti.