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Successo a Jenne per il concerto d’organo del maestro Gianluca Libertini

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JENNE – Scaletta d’eccezione ieri a Jenne per il concerto del Maestro Gianluca Libertini che ha incantato il pubblico presente nella Chiesa di Sant’Andrea apostolo in Jenne ieri alle  ore 18.30.

Gianluca Libertucci è organi ta del Vicariato per la Città del Vaticano nella basilica di San Pietro, della guardia Svizzera pontificia e delle udienze generali pontefice della Chiesa di Santa Maria dell’orto in Trastevere e titolare della carta e tardi organo e composizione urbanistica presso il conservatorio orefice di Frosinone . Ha conseguito i diplomi di organo sotto la guida di Luigi Celeghin, nonchè  di musica corale direzione di coro e strumentazione .Ha seguito corsi di perfezionamento in organo tenuti in  Siena e svolge una intensa attività concertistica nell’ambito dei maggiori festival nazionali ed internazionali.  Collabora da sempre  con diverse istituzioni lirico-sinfoniche e  nel 2008 è stato presidente della commissione per il primo concorso internazionale d’organo di Mosca. E’ spesso invitato ad essere qualificato ed autorevole compontente la giuria di premi internazionali. E la sera prima cena conviviale in piazza Vittorio Emanuele III all’insegna di  Jenne nel cuore edizione 2024.

Soddisfazione è stata espressa dall’Amministrazione comunale che ringrazia tutti per la fattiva collaborazione.

A Jenne gran serata con la storia del Jukebox!

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JENNE – L’appuntamento con una serata esilarante è per il 12 agosto 2024 in piazza Vittorio Emanuele, con Easypop, la storia del Jukebox che ha affascinato tante generazioni. L’organizzazione è curata dalla Pro Loco, e tra musica e convivialità, tutti sono invitati a partecipare.

LA STORIA DEL JUKEBOX

Il jukebox è un apparecchio musicale che ha segnato profondamente la cultura popolare, specialmente negli Stati Uniti, dove è diventato un simbolo di intrattenimento pubblico. La sua storia inizia alla fine del XIX secolo, quando nel 1889 Louis Glass e William S. Arnold crearono un dispositivo fonografico che funzionava con monete, noto come *Coin Actuated Attachment for Phonograph*[1].

## Origini e Sviluppo

Il termine “jukebox” è emerso negli anni ’30, derivando da “juke-joint”, che indicava bar e locali dove si ballava. I primi jukebox erano semplici scatole di legno che utilizzavano leve meccaniche per selezionare i dischi. Con l’avvento della Grande Depressione e il successivo boom economico, aziende come Wurlitzer, Seeburg e Rock-Ola iniziarono a competere nel mercato, introducendo modelli sempre più sofisticati e attraenti[1][2][3].

Nel 1927, la Ami presentò il primo vero jukebox, che si distinse per la sua capacità di riprodurre musica in modo automatico. Tuttavia, fu la Wurlitzer a guadagnare notorietà con il lancio del suo primo modello nel 1933. Questo periodo vide anche la diffusione dei dischi a 45 giri, che contribuirono al successo dei jukebox nel dopoguerra, rendendoli ancora più popolari nei bar e nei locali di intrattenimento[1][4][5].

L’Età d’Oro

Negli anni ’50, il jukebox divenne un’icona della cultura americana, rappresentando un modo per ascoltare musica in pubblico e ballare. Era comune vedere giovani coppie divertirsi attorno a questi apparecchi, che non solo riproducevano musica, ma creavano anche un’atmosfera sociale[2]. I jukebox erano spesso decorati con luci colorate e design accattivanti, diventando veri e propri oggetti di design e simboli di un’epoca[2][3].

## Declino e Ritorno

Con l’avvento della musica digitale e dei lettori MP3, l’uso dei jukebox è diminuito negli anni ’80 e ’90. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata una rinascita dell’interesse per i jukebox vintage, grazie al loro fascino nostalgico e alla loro capacità di evocare atmosfere del passato. Oggi, molti ristoranti e bar li utilizzano per ricreare un’atmosfera retrò, e ci sono anche collezionisti che cercano modelli restaurati[2][3].

In sintesi, il jukebox ha attraversato diverse fasi, dall’invenzione e diffusione nei locali pubblici, al suo apice negli anni ’50, fino a un periodo di declino e successiva rinascita come oggetto di design e simbolo di nostalgia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro IV, la storia del Papa nato a Jenne…

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Alessandro IV,  al secolo Rinaldo, era figlio di Filippo, feudatario di Jenne, nacque negli ultimi anni del sec. XII presumibilmente nel 1199. Era membro di una delle più ricche e potenti famiglie della regione, nonchè legato da parentela con Ugolino, Cardinale vescovo di Ostia e poi papa Gregorio IX.  Fu il 181° Papa della Chiesa cattolica.

Per lunghi anni fu canonico del duomo di Anagni e nel 1221 venne inviato a Milano per mediare un grave conflitto sorto tra il podestà milanese Amizzone Sacco e l’arcivescovo Enrico. Fallito il suo tentativo di conciliazione, Rinaldo rimase con Ugolino sino alla conclusione della legazione. Divenuto papa Ugolino, col nome di Gregorio IX, il 19 marzo 1227, Rinaldo, che, come sembra, rivestiva già la carica di camerario della Chiesa, venne nominato il 18 sett. 1227 cardinale diacono di S. Eustachio, rimanendo, però, sempre accanto al papa, anche in conseguenza della sua attività di camerario.

Eletto cardinale vescovo di Ostia verso il 1231-32, entrò in possesso della diocesi solo quattro anni dopo, continuando a conservare la diaconia di S. Eustachio e la carica di camerario.

Nel luglio 1231 riuscì a riportare la pace tra nobili e popolò in Anagni; l’anno successivo intervenne, a nome del papa, a Perugia e poi a Viterbo per la soluzione di controversi problemi locali; a questi stessi anni sembra doversi riportare la. conoscenza dell’imperatore Federico Il, con il quale intrattenne a lungo rapporti amichevoli. Per ciò nel 1237 Rinaldo fu inviato, insieme con Tommaso, cardinale prete del titolo di S. Sabina, come legato in Lombardia per tentare una pace tra la seconda lega lombarda e l’imperatore.

Giunto a Mantova il 19 giugno, Rinaldo non tardò a rendersi conto della difficoltà di mettere d’accordo i Comuni italiani tra loro e, insieme, di trovare il modo di rappacificarli con Federico Il; ma ogni suo tentativo di mediazione fu troncato dalla battaglia di Cortenuova, vittoriosa per l’imperatore. Peggiorarono poi anche le relazioni con il pontefice in seguito alle operazioni militari, iniziate con l’autunno del 1239 da re Enzo e da altri capitani imperiali ai confini del Patrimonio e nel ducato di Spoleto.

Morto nel 1241 Gregorio IX, Rinaldo non ebbe grande influenza in Curia sotto i suoi successori, Celestino IV (che ebbe un breve governo) e Innocenzo IV, come si ricava dagli incarichi poco importanti a lui affidati; inoltre, quando Innocenzo si recò in Francia per trovare consensi contro Federico, Rinaldo rimase a Roma, donde non si mosse neppure per recarsi al concilio di Lione del 1245, al quale era stato espressamente chiamato. Né aumentò la sua attività negli anni successivi: si preoccupò, piuttosto, dei problemi organizzativi ed interni dell’Ordine francescano, di cui era cardinale protettore.

Il 7 dic. 1254, quando Innocenzo IV morì a Napoli, Rinaldo era con lui e con tutti gli altri cardinali, che dalle circostanze (il podestà di Napoli, Bertolino Tavernari, aveva chiuso le porte della città) furono costretti a riunirsi in conclave e a procedere subito all’elezione del nuovo pontefice. L’eletto fu appunto Rinaldo (12 dic. 1254), che assunse il nome di Alessandro IV, forse in ricordo di Alessandro III, a cui la sua famiglia doveva i feudi.

L’elezione fu dominata dal problema del Regno di Sicilia, ove le incertezze e le perplessità causate dalia politica di Corrado IV erano state ancor più aggravate dalla sua prematura morte a Lavello, il 21 maggio 1254, e dall’importanza che andava sempre più assumendo Manfredi, specialmente quando, dopo la designazione a re di Sicilia di Ed-mondo d’Inghilterra, aveva preso le armi contro l’esercito pontificio, entrato nel Regno, battendolo a Foggia il 2 dicembre. Il compromesso per cui i cardinali avevano elettò Rinaldo indicava la speranza in una politicà, che, pur continuando con fermezza e chiarezza d’idee quella di Gregorio IX, non rendesse impossibile la riconciliazione con gli Svevi, come si poteva prevedere dalla favorevole disposizione che Rinaldo aveva mantenuto verso Federico e i suoi successori.

Appena dopo la sua elezione e la sua consacrazione, il 20 dicembre, ancora a Napoli, A. dové affrontare il problema siciliano, con cui era comiesso quello, assai spinoso, della tutela di Corradino, che era stata affidata da Corrado alla Curia romana: di fronte alle difficoltà e alle esitazioni frapposte da parte di Manfredi al papa, questi non esitò a riprendere la sua libertà d’azione rifiutando la tutela di Corradino, negando qualsiasi riconoscimento a Manfredi e confermando poi, il 9 apr. 1255, l’investitura di Edmondo d’Inghilterra a re di Sicilia. Era la guerra aperta con Manfredi: A. fu, perciò, costretto a lasciare Napoli nel maggio, per trovare rifugio ad Anagni, mentre nel Regno restava a difendere i diritti della Chiesa l’energico cardinale Ottaviano degli Ubaldini.

A Roma, nel periodo storico in esame, la situazione si presentava difficile: dall’agosto del 1252, dopo un rivolgimento politico analogo a quello che in altre città aveva portato alla nomina di un podestà o di un capitano del popolo, vi era senatore il bolognese Brancaleone degli Andalò, conte di Casalecchio, che aveva imposto come sua condizione per la venuta a Roma una durata triennale della sua carica e la consegna di alcuni ostaggi nelle mani dei suoi familiari bolognesi, a salvaguardia della propria incolumità personale. Queste precauzioni, come la sua riconosciuta imparzialità di giudice, la sua abilità di politico e di organizzatore cittadino, non riuscirono a impedire la formazione d’un forte malcontento contro di lui, che esplose nel novembre del 1255 e avrebbe forse avuto una drammatica conclusione, se la presenza degli ostaggi a Bologna non avesse bloccato ogni tentativo di violenza contro l’Andalò.

Alessandro, rientrato in Roma almeno dal 21 novembre, cercò vanamente d’intervenire a Bologna, perla restituzione degli ostaggi; nè riuscì a ottenere tranquillità in Roma, benché fosse stato chiamato come senatore il bresciano Emanuele de’ Maggi. I tumulti continuarono e il papa, incapace di sedarli, fu costretto a fuggire a Viterbo quando i Romani, nel maggio del 1257, scacciarono il Maggi e richiamarono Brancaleone, eleggendolo senatore, e senza limiti di tempo.

Alessandro si trovava intanto ancora una volta di fronte a una situazione assai preoccupante nell’Italia meridionale, dove Ottaviano degli Ubaldini non era riuscito a contenere efficacemente l’azione di Manfredi, che, nominato baiulo del Regno per il nipote Corradino, era riuscito ad assumere il controllo del potere. A. dové, quindi, assistere, senza nessuna possibilità d’intervenire efficacemente, allo stabilirsi dell’alleanza di Manfredi con Genova e Venezia, e all’abile manovra, con cui Manfredi, spargendo ad arte la notizia della morte del pupillo e nipote Corradino, riuscì a farsi incoronare re di Sicilia nel duomo di Palermo l’11 ag. 1258, senza preoccuparsi affatto di richiedere neppure il benestare del pontefice. Di fronte a questo gesto, che, trascurando l’alta sovranità del papato sul Mezzogiorno d’Italia, metteva in pericolo le basi della politica pontificia verso il Regno di Sicilia e l’Italia tutta, A., che fino a quel momento aveva esitato e mostrato perplessità nei riguardi di Manfredi, agi con ogni decisione, lanciando, il 10 apr. 1259, la scomunica contro di lui e tutti i suoi sostenitori. Dovette, però, ben presto accorgersi che la questione del Regno si allargava a questione italiana, perché intorno al re svevo s’adunavano tutti i ghibellini dell’Italia centrale, per attaccare Firenze, la roccaforte guelfa, che fu gravemente battuta a Montaperti il 4 sett. 1260. Il papa, che nulla aveva potuto fare per aiutare Firenze, dovette limitarsi a lanciare, il 18 nov. 1260, un’altra solenne scomunica, che includeva questa volta, oltre a Manfredi, anche i Senesi e tutti coloro che avevano militato fra i ghibellini.

Alla crescente fortuna di Manfredi aveva finito con l’aderire anche Branca-leone degli Andalò fino alla sua morte nel 1258; e nulla A. aveva potuto fare. Anzi, quando il papa, morto Brancaleone, cercò d’impedire l’elezione d’un altro senatore, ebbe l’affronto non solo di veder trascurata la sua ingiunzione, ma addirittura di saper rieletto lo zio stesso di Brancaleone, Castellano degli Andalò. Riuscì, tuttavia, a prendere il controllo della situazione pochi mesi dopo, quando, espulso Castellano, dopo molte e meschine vicende, il papa, con la nobiltà romana, riuscì a dare un nuovo indirizzo alla carica senatoriale, che fu affidata a due senatori, scelti fra i nobili. Contemporaneamente bloccava tre tentativi d’inserirsi nella situazione locale romana, per profittarne, compiuti da Alfonso di Castiglia, Riccardo di Cornovaglia e Manfredi, giudicati tutti, per motivi diversi, pericolosi per l’autonomia di Roma e per la sicurezza della Chiesa.

Ancor più grave si era andata facendo per Alessandro,  la situazione dell’Italia settentrionale e dell’Impero. Nel Veneto, infatti, estendeva sempre più il suo potere Ezzelino da Romano, che, facendosi beffe delle scomuniche papali, andava organizzando il suo stato da Trento al Po ed al mare, spezzando le resistenze delle città guelfe, come Padova e Vicenza, grazie all’appoggio del fratello e del marchese Oberto Pelavicino. Nè molto A. contribuì al formarsi di quel fronte di città e di signori feudali, che, nel timore dell’eccessiva potenza d’Ezzelino, si collegarono per combatterlo e riuscirono infine a sconfiggerlo a Soncino nel 1259.

In realtà, di fronte a situazioni così complesse, A. non ebbe nè l’energia coraggiosa dei suoi predecessori nè l’accorta abilità politica del suo successore, facendosi trascinare dagli eventi, più che dominarli. È in questo senso caratteristico l’atteggiamento di A. di fronte al problema dell’impero dopo la morte, nel 1256, di Guglielmo d’Olanda. Se riuscì a resistere, come s’è visto, ai tentativi dei tre pretendenti all’impero Riccardo di Cornovaglia, Alfonso di Castiglia e Manfredi, quando questi avevano tentato d’inserirsi nella scottante situazione di Roma, A. non seppe decidersi, escluso subito e nettamente Manfredi, fra Alfonso e Riccardo; anzi, più propenso al primo, nulla seppe fare per appoggiarlo, sì che questi si rivolse, per aiuto in Italia settentrionale ed in Germania, a Ezzelino da Romano.

Mentre in questa attività politica, troppo spesso, non sapendosi decidere, si lasciò guidare dalle citcostanze o dalle personalità più influenti della Curia, A. ha avuto, invece, notevole rilievo nella vita religiosa della cristianità. Si preoccupò di attirami l’attenzione e la benevolenza del clero orientale, regolando equamente irapporti tra Latini e Greci a Cipro, conferendo il titolo di patriarca (maronita) d’Antiochia al capo dei maroniti, che aveva riconosciuto la supremazia del pontefice, e facendo ancora un tentativo, ma vano, presso Teodoro IV Lascaris per l’unione tra la Chiesa latina e quella greca, cercando, infine, di organizzare intprno a Béla IV, re d’Ungheria, una resistenza di tutta la Cristianità contro il pericolo tataro.

Ancora più importanti le decisioni riguardanti direttamente la vita della Chiesa, ove cercò di eliminare alcuni abusi introdottisi durante i pontificati precedenti, prescrivendo fra l’altro un termine preciso di sei mesi per il ricevimento della consacrazione da parte del vescovo eletto e ribadendo l’obbligo della visita do ad limina da parte dei vescovi.

Quanto agli Ordini religiosi, va di lui ricordata specialmente la cosiddetta “grande unione” dei vari gruppi di eremiti retti dalla regola di s. Agostino nell’unico Ordine degli eremitani di s. Agostino (bolla Licet ecclesiae del 9 apr. 1256) e, ancor più, l’appoggio da lui dato, senza riserve, ai frati predicatori e ai Minori. Malgrado le lagnanze accompagnate spesso da tumulti, che da molte parti si levavano contro l’attività di cura d’anime dei due Ordini mendicanti, all’opera dei quali erano stai.e poste delle limitazioni da Innocenzo IV (bolla Etsi animarum del 20 nov. 1254), A. annullò la bolla Etsi animarum con la sua Nec insolitum del 22 dic. 1254. Si preoccupò poi anche di rassicurarli, specialmente per quanto riguardava la spinosa questione delle due cattedre di teologia all’università di Parigi.

Partendo da considerazioni di ordine esca-a tologico Guglielmo di Saint-Amour nel suo De periculis novissimorum temporum aveva, nel 1255, rivolto gravi accuse a francescani e domenicani, contestando loro il diritto d’insegnare a Parigi e ribadendo le accuse di scarsa ortodossia, già messe in circolazione dopo la condanna dell’Introductorium in Evangelium aeternum di Gerardo di Borgo S. Donnino. Il papa, come aveva condannato l’Introductoriwn,cosi sottopose l’opera di Guglielmo ad un vero e proprio esame teologico, dopo il quale la condannò nella bolla Romanus pontifex del 5 ott. 1256.

Alessandro Iv, troncando ogni contrasto tra maestri mendicanti e maestri secolari e prescindendo dagli esami teologici delle opere di Gerardo di Borgo S. Donnino e di Guglielmo di Saint-Amour, confermò ogni diritto dei mendicanti nell’università con la bolla Quasi lignum vitae del 14 apr. 1255, che, di fatto, poneva termine per sempre alla questione, anche se si prolungarono le discussioni e le polemiche.

Ebbe cari particolarmente i frati minori, sia per tradizione familiare (si ricordi l’amicizia di Ugolino di Ostia per s. Francesco), sia per la carica da lui rivestita di cardinale protettore: si preoccupò, quindi, di assicurare la pace interna dell’Ordine, già diviso dai contrasti tra Spirituali e Comunità, e a tal fine consigliò le dimissioni di Giovanni da Parma e l’elezione di Bonaventura da Bagnoregio nel capitolo di Roma del 2 febbr. 1257.

Sotto il suo pontificato fu canonizzata Chiara d’Assisi.

In tutta questa sua attività religiosa, fu guidato da una severa e netta coscienza del suo dovere di pontefice, come si ricava anche dalla sua attività in difesa dell’ortodossia e nei riguardi dei movimenti religiosi del suo tempo. Oltre alla condanna di Gerardo di Borgo S. Donnino e di Guglielmo di Saint-Amour, è da ricordare anche quella di molte tesi di Gioacchino da Fiore menzionate nel cosiddetto protocollo d’Anagni. Appoggiò e sostenne l’opera degli inquisitori; vide, ma senza reazioni a noi note, nel 1260, il sorgere e il diffondersi del moto dei flagellanti.

Ancora nel pieno di questa sua attività politica e religiosa, morì a Viterbo il 25 maggio 1261, ma restà tutto intero il mistero relativo alla sua tomba, tuttora irrisolto.

 

Fonti e Bibl.: Treccani e da:  Les régistres d’Alexandre IV,a cura di C. Bourel de la Roncière, I. de Loye, P. de Cenival, A. Coulon, Paris 1902-1959. Degna di nota è sempre la monografia di F. Tenckhoff, Papst Alexander IV.,Paderborn 1907, con ampia bibliografia, a cui vanno aggiunti E. Jordan, Les origines de la domin. angevine en Italie,Paris 1909, cfr. Indice;R. Morghen, Il tramonto della potenza sveva in Italia,Roma 1942, cfr. Indice;J. Haller, Das Papsttum,IV, Stuttgart 1952, pp. 272-291, 442-447; per la famiglia e per i rapporti di parentela con Gregorio IX valgono sempre le conclusioni di R. Morghen, Le relazioni del monastero sublacense col papato, la feudalità e il comune nell’alto medio evo,in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria,LI (1928), pp. 239-241, 258-262, e di G. Marchetti Longhi, Ricerche sulla famiglia di papa Gregorio IX, ibid.,LXVII (1944), p. 282; per la sua attività al seguito di Ugolino di Ostia nell’Italia settentrionale v.: Registri dei cardinali Ugolino d’Ostia e Ottaviano degli Ubaldini,a cura di G. Levi, Roma 1890, in Fonti Per la storia d’italia,VIII, cfr. Indice,e Storia di Milano,IV, Milano 1954,pp. 202 s.; per i rapporti tra A. e Roma si veda in particolare E. Dupré Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia,Bologna 1952, pp. 34-86; per l’atteggiamento di A. nella controversia all’università di Parigi uno sguardo complessivo in D.L. Douie, The Conflict between the Seculars and the Mendicants at the University of Paris in the XIIIth Century,London 1954; Dict. d’Hist. et de Géogr. Ecclés.,II, coll. 214-216; Enc. Ital.,II, pp. 341 s.

Cento anni per Giovanni Camilli, pioniere della transumanza Anzio – Jenne

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NETTUNO (RM) – Nonno Giovanni Camilli è stato festeggiato ieri pomeriggio a Nettuno. Jennese di nascita il 24 luglio 1924,  nel corso della sua lunga ed operosa vita ha percorso innumerevoli volte la transumanza Anzio – Jenne e viceversa per il trasporto delle greggi, contribuendo a costruire il senso identitario della comunità all’insegna della produttività. Lavoratore instancabile, ieri con tutti i familiari ed amici è arrivata anche la delegazione istituzionale del comune di Jenne. Il sindaco Giorgio Pacchiarotti ed il vice Cristiano Lauri, hanno raggiunto il luogo di festa. Il primo cittadino ha conferito a Giovanni Camilli una  pergamena con gli auguri di tutta la comunità jennese per l’importante traguardo raggiunto. Auguri di ogni bene!

 

 

 

 

 

Successo a Jenne per le escursioni estive: la storia del Sentiero Coleman

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JENNE – In un clima di grande interesse e partecipazione popolare si è svolta la seconda escursione organizzata dalla Pro Loco di Jenne. Ieri tutti sul sentiero Coleman che collega Jenne a Vallepietra.  “Il percorso – spiega la Pro Loco – di circa 12 km è stato affrontato dai 9 partecipanti senza alcuna difficoltà nonostante la temperatura di 35° intorno alle ore 12. Il rientro è avvenuto con il mini bus Cotral.

 

Il  Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini  rappresenta in modo eloquente le Aree Protette della Regione Lazio, sia per la sua vasta estensione (circa 30.000 ettari di territorio) sia per la grande importanza rivestita dalla biodiversità, che annovera molte specie protette ed in via di estinzione .

Un panorama mozzafiato che si unisce a una vegetazione rigogliosa e incantevole: cime che raggiungono i duemila metri, estese faggete, ampi pianori carsici, ricchezza di acque sorgive (la stessa etimologia della parola Simbruini deriva dal latino  “sub imbribus” , sotto le piogge) , situato al suo interno da piccoli centri abitati (i sette comuni del Parco) ricchi di testimonianze storico-artistiche a volte millenarie.

Un territorio tutto da scoprire e da ammirare, luoghi di alto valore storico, culturale e naturalistico che si prestano a tutti i tipi di escursione: trekkingcammini, brevi passeggiate a piedia cavalloin mountain bikecon le ciaspole. Insomma uno scrigno delle meraviglie tutto da esplorare. Il Parco Naturale dei Monti Simbruini dispone di una rete di sentieri che si sviluppa quasi totalmente nel territorio tutelato. Quasi tutti i tracciati sono stati censiti nell’ambito del Catasto Nazionale dal CAI (Club Alpino Italiano) che, come noto, è un’Associazione riconosciuta a livello nazionale dalla legge n. 776/85 (rif. art. 2 comma b), finalizzata, in particolare, a provvedere “al tracciamento, alla realizzazione e alla manutenzione di sentieri, opere alpine e attrezzature alpinistiche”.

Una rete di oltre 40 sentieri copre il territorio del Parco e percorre diversi ambienti naturali; permette di conoscere la realtà faunistica, floreale e vegetale del territorio, composta da specie di notevole interesse scientifico. Percorrere i tracciati consente di scoprire la diversità dei suoi centri abitati con le loro tradizioni antropiche, religiose e culturali. Il sistema di sentieri presenta itinerari a media e lunga percorrenza, adatti al trekking, alla mountain bike, escursionismo equestre e anche sentieri locali che consentono gite di una giornata o piacevoli brevi camminate della durata di alcune ore. I sentieri sono segnati con bandierine di colore bianco-rosso e sono censiti con lo stesso numero indicato nella guida dei sentieri del Parco con relativa carta.

Percorso SC1: Sentiero Coleman Subiaco – Jenne

Tra gli itinerari da percorrere a piedi, uno tra i più emozionanti e suggestivi da fare in questo periodo estivo è il sentiero Coleman Subiaco-Jenne. Di difficoltà media (livello escursionistico), il sentiero offre la possibilità di ammirare, camminando, oltre alla meraviglia incontaminata della natura, anche le bellezze monumentali e storiche presenti lungo l’avventuroso itinerario.

Il percorso inizia nei pressi dei ruderi della Villa di Nerone – che l’imperatore fece costruire per riposarsi dalle “fatiche della città” – dove comincia la strada che collega Subiaco con Jenne. Attraversata la strada asfaltata si prosegue sui gradoni in pietra che portano al Monastero di Santa Scolastica, il più antico monastero benedettino al mondo, fondato intorno all’anno 520.

Da qui il sentiero scende piacevolmente nel bosco fino ad incrociare la strada che costeggia il fiume Aniene. Una meraviglia dopo l’altra, e si svolta poi a sinistra percorrendo la strada dapprima asfaltata e poi sterrata. Un’esperienza da fare e consigliatissima in questo periodo di vacanze, dove ristorarsi dal caos cittadino respirando aria buona tra i Monti Simbruini.

Da Subiaco si arriva poi a Jenne, dove ci si può ristorare dalla lunga camminata escursionistica.

 

CARATTERISTICHE DEL SENTIERO COLEMAN SUBIACO – JENNE
  • Partenza: Ruderi della Villa di Nerone
  • Tempo di percorrenza: 3 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 9.100 km
  • Dislivello: in salita 810 m – in discesa 430 m

Tappe speciali e premiazione a Jenne per il Rally Roma Capitale 2024

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Jenne  – Il 26 luglio prenderà il via il Rally Roma Capitale, quinto round del Fia European Rally Championship, del Campionato Italiano Assoluto Rally Sparco, valido anche perla Coppa Rally di 8a Zona.L’evento ideato dall’ex campione del mondo Max Rendina è pronto con un percorso complesso di grande spessore sportivo che metterà a dura prova uomini e mezzi.

Il Rally di Roma Capitale 2024 verterà su 13 prove speciali e prenderà il via venerdì 26 luglio con prove libere, qualifiche e shakedown a Fumone, prima di spostarsi al centro di Roma per la consueta parata per le vie del centro e la suggestiva partenza da Colle Oppio, davanti al Colosseo, prevista alle 20.

In particolare le due tappe di Jenne, quelle di domenica 28 luglio 2024 consistono in 2 prove lunghe 8,63 km l’una Monastero-Jenne, la SS10 delle ore 10,05 e la SS13 delle ore 16,05. La Prova SS13 sarà la Powerstage tappa importante e unica a livello nazionale scelta dalla FIA, Questa tappa sarà seguita in diretta Sky e Rai sport.

La tappa ha una funzione ben precisa e cioè gli equipaggi che arrivano 1,2 e 3 di ogni categoria acquisiscono il punteggio per il proprio campionato di appartenenza. Dopo questa tappa  nella piazza Vittorio Emanuele III di Jenne, avrà luogo la premiazione dei equipaggi stessi delle varie categorie per poi condursi al parco chiuso di Fiuggi.

CHIUSURA DELLA SP. 45 A SUBIACO JENNE NEL GIORNO DOMENICA 28 LUGLIO 2024

Sp 45 A Subiaco – Jenne: chiusure disposte per domenica 28 Luglio 2024

 

 

A Jenne riuscita in grande stile la festa del Tortiglione 2024

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Jenne – Entusiasmo, buongusto e tanta partecipazione ieri a Jenne. Come da programma nell’antico forno comunale porte aperte ai piu’ piccoli con laboratori a tema. Federico e Valentina, owner della Forneria di Nonna Mirella, hanno insegnato le fasi di lavorazione e preparazione di uno dei dolci tipici di Jenne: i tortiglioni
 I bambini — spiega la Pro Loco di Jenne –  hanno seguito le istruzioni di Federico e preparato alcune forme a piacere di pasta bianca e nera, che poi si è trasformata in deliziosi biscotti.
I bambini, alcuni molto piccoli, si sono molto impegnati e sono stati tutti premiati con un bel grembiule e cappello da pasticcere di colore rosso. Una bella mattinata all’insegna del divertimento ma anche del sapere.”
Soddisfazione per l’ottimale riuscita dell’evento è stata espressa dall’amministrazione comunale. “La tipicità dei prodotti – spiega il sindaco Giorgio Pacchiarotti – è una celebrazione delle tradizioni e della nostra storia che prosegue rendendo omaggio ed onore a quanti ci hanno preceduto. I prodotti jennesi costituiscono un vanto identitario per la nostra realtà locale di cui andiamo particolarmente fieri”.

Al via la gran cena sociale di gemellaggio con i prodotti tipici di Jenne, Montegalda e Valsolda!

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Jenne – Importante appuntamento con la cultura, la convivialità e gemellaggi istituzionali. A Jenne è grande attesa per la duegiorni che vede protagonista il nostro comune unitamente ai comuni di Montegalda (Vicenza) e Valsolda (Como). L’appuntamento è per Sabato 27 e Domenica 28 Luglio 2024 quando accoglieremo le delegazioni del comune gemellato Montegalda e con il gemellando Valsolda.

E’ previsto l’arrivo a Jenne di un consistente numero di graditi ospiti in rappresentanza dei territori che in comune denominatore legano le tre realtà sulle orme per l’appunto del grande scrittore Antonio Fogazzaro.

Celebrare la cultura del Fogazzaro, è un modo per essere uniti e tenere ancora viva la sua memoria che si apprezza nei suoi scritti e racconti i quali sembrano essere senza tempo.

Per Sabato 27 è previsto un convegno alle ore 17.30 in cui saranno analizzati importanti aspetti riguardanti la vita del Fogazzaro con la presenza del Coro degli alpini ed i legami con le tre realtà tanto distanti geograficamente quanto unite da questo comune denominatore.

A seguire una cena conviviale in piazza  Vittorio Emanuele che sarà organizzata degustando i piatti tipici dei rispettivi territori nello sfondo di cori alpini ed alla quale sono tutti invitati

Jenne con i suoi “ndremmappi”

Montegalda con il noto “Baccalà alla vicentina con polenta”

Valsolda con il tipico dolce “miascia”

Per soddisfare tutti e consentire a tutte le Pro Loco organizzatrici di predisporre al meglio la cena, con particolare riferimento al Baccalà alla vicentina, è importante PRENOTARE contattando il vice Sindaco Cristiano Lauri al n. 333 3558802.

 

Successivamente sarà reso noto il programma dettagliato degli eventi.

 

Grande attesa per la 17ma edizione della gara podistica “Jennesina”

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Jenne – E’ stato reso noto il programma della Jennesina 2024 giunta ormai alla sua diciassettesima edizione!  Organizzata dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Tivoli Marathon e dalla Pro Loco di Jenne, la manifestazione offre una gara competitiva e una camminata di 10.200 metri e una corsa di 1 km dedicata ai ragazzi.
Il percorso panoramico si snoda tra i celebri Monasteri Benedettini di Subiaco e il pittoresco borgo medioevale di Jenne. I partecipanti avranno l’opportunità di immergersi nella natura incontaminata del Parco dei Monti Simbruini, attraversando i luoghi sacri dove visse San Benedetto da Norcia.
Il tracciato inizia con 7,5 km di dolci salite, con pendenze che raggiungono il 5%, seguiti da una discesa di 2,5 km che conduce direttamente alle porte di Jenne. Qui, i podisti compiranno un giro all’interno del paese, accolti da un entusiasmo generale!

Ritrovo e Ritiro del  pacco gara: Sabato 6 luglio 2023 ore 14.00 a Jenne Piazza Madonna delle Grazie.

● Parcheggio: Jenne Piazza Madonna delle Grazie.

● Navetta Bus: Partenza da Jenne dalle ore 15.30 fino alla zona Partenza (Monasteri di Santa Scolastica).

● Ultima navetta disponibile da Jenne, ore 16.50

● Partenza gara: ore 18.00 presso il Monastero di Santa Scolastica.

● Iscrizioni: Per società e singoli www.icron.it entro le ore 20.00 di Giovedì 4 Luglio 2024

● Iscrizioni non competitiva sul posto al costo di €10.00

● L’organizzazione si riserva di poter chiudere le iscrizioni a suo insindacabile giudizio ovvero al raggiungimento di 500 iscritti per la competitiva e 100 per la non competitiva

● MODALITA’ DI PAGAMENTO: €13.00 con Bonifico Bancario causale “Iscrizione Jennesina 2024, Nome e Cognome” Intestato a A.S.D. Tivoli Marathon IBAN IT15A0832739450000000002080

● Sul posto il giorno della gara €15.00

● Il percorso di gara sarà chiuso al traffico veicolare dalle ore 18.00 alle ore 20.00.

● Cena in piazza per tutti i partecipanti (Primo piatto, Grigliata di Carne mista, Dolcetti e vino/acqua) al costo di € 7,00 presentando il pettorale, € 15.00 per gli accompagnatori, con inizio alle ore 20.00